Oltreverso il latte sulla porta poesie Doris Emilia Bragagnini

Oltreverso, il latte sulla porta
poesie di Doris Emilia Bragagnini ZONA 2012 pp. 100

dalla Prefazione di Augusto Benemeglio

[…]Contro il silenzio e il rumore invento la Parola, libertà che si inventa e mi inventa ogni giorno”, scrive Octavio Paz, e la Bragagnini lo segue come una fedele allieva. La sua è una poesia solitaria, per solitari, spiriti aristocratici, che non cercano la complicità delle passioni, ma la lampada che ti guida all’ingresso del sogno, la bilancia che pesa la verità e il desiderio, l’osso fiorito per attraversare “un labirinto da tradurre/ quella morsa attorno al collo/ come ciondolo di morte” (vds.pag.73).

E’ la poesia della solitudine, dell’insonnia, della sterilità, della frammentazione, della disgregazione, della morte. Che non ha paura delle trappole, delle insidie, delle mani vuote, dei movimenti delle nubi, del tremore degli alberi, dello stupore dello spazio, degli assoluti, dell’eternità con i suoi angeli e demoni. L’inferno e il paradiso stanno già su questa terra. Nessuna chiesa, nessun partito, nessuna ideologia, e persino l’erotismo, il grande feticcio del nostro secolo freddo e crudele, salva dalla distanza, dalla dissolvenza, dall’autodistruzione “[…]

Eppure questa poesia “oltre verso” che va oltre tutte le lacerazioni, gli incroci sui binari, i salti nel buio e i fiumi rossi, questa poesia fatta di parole “contro”, che è senza frastuoni e priva d’ogni retorica, sempre sul filo del rasoio tantrico-poetico-funzionale, questa poesia fedele ai passi cronologici e ai singoli livelli di crescita, non è mai fine a se stessa; si fa ponte fragile di parole, mediazione, diventa voce del linguaggio, particella di realtà e verità osservabile, che è di tutti e di nessuno, dimensione metafisica tra qui e un “altrove” misterioso. E per un attimo, chissà, forse ti svela quale sia il sentiero da percorrere, la porta o il pertugio, la via di fuga da attraversare, il punto meno buio, il fosfeno che si accende nella tenebra e ti conduce là dov’è – forse – la vita vera.

[…] Quello di Doris è un viaggio di ritorno dalla Lontananza-Dimenticanza, dall’Oblio, dalla Memoria della propria Itaca, luogo nel quale non si è mai realmente stati, né mai partiti […]
Augusto Benemeglio
 Roma 29 ottobre 2011_

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